In arrivo in Italia "Parade", la più grande opera di Picasso


Febbraio 1917, in Europa infuria la Grande Guerra. Pablo Picasso ha solo 36 anni, è già un grande pittore cubista e arriva per la prima volta in Italia in cerca di suggestioni con Jean Cocteau. Insieme, devono lavorare - il primo su scene e costumi, il secondo sui testi - a "Parade", spettacolo a tema circense coreografato da Léonide Massine con le musiche di Erik Satie e i balletti russi di Sergej Diagilev, che avrebbe debuttato  il 18 maggio di quell’anno al Théâtre du Châtelet a Parigi.



Un balletto destinato a sconvolgere "non poco le idee degli spettatori", come sottolineerà l'amico e critico Apollinaire. Ma proprio quel viaggio in Italia, tra le suggestioni delle rovine romane e la folgorazione per l'arte popolare napoletana, lascerà alla fine un segno non da poco nella produzione del genio catalano, che nella capitale verrà folgorato per giunta dalla bellezza di Olga Chochlova, destinata a diventare sua moglie.

A cento anni di distanza, un ricco programma di mostre, balletti, eventi, da Capodimonte agli Scavi di Pompei, dal Teatro dell'Opera di Roma alle Scuderie del Quirinale e Palazzo Barberini, offre l'occasione di un tour inedito, poetico e affascinante, sulle orme di quel viaggio e dell'irripetibile atmosfera di quei giorni. Si parte da Napoli l'8 aprile con un progetto condiviso tra Capodimonte e Pompei ("Picasso e Napoli: Parade"): il clou nella maestosa sala da ballo della reggia napoletana, dove ha trovato degno spazio l'incredibile sipario realizzato da Picasso per "Parade", una tela enorme che è anche l'opera più grande di Picasso, "dipinta come fosse un presepio napoletano", spiega il direttore Sylvaine Bellenger, che proprio per le sue impegnative dimensioni (è larga 17 metri per 11 di altezza) è stata esposta solo in rarissime occasioni (in Italia due volte, nel '90 e nel '98 a Verona e Venezia).

Ma ad indagare il rapporto di Picasso con il teatro e la tradizione partenopea, "fino a oggi mai approfondito", sottolinea ancora Bellenger, ci sono anche i bozzetti eseguiti per Pulcinella, balletto con le musiche di Stravinsky con le coreografie di Massine andato in scena nel 1920 a Parigi, insieme a marionette e pupi della maschera napoletana della collezione Fundacion Almine y Bernard Ruiz Picasso para el Arte.

A Pompei, anticipa il direttore generale Massimo Osanna, la mostra prosegue all'Antiquarium, dove i costumi del balletto, sempre disegnati da Picasso, sono messi a confronto con una raccolta di maschere africane e maschere teatrali pompeiane, alcune delle quali inedite, insieme con il bozzetto delle Demoiselles d'Avignon, che del cubismo fu il quadro manifesto, e dove si ritrova il rapporto tra i riferimenti antichi e l'arte nègre. A luglio poi, sempre a Pompei, il 27, 28 e 29 il Teatro Grande ospiterà proprio "Parade", eseguito dai ballerini dell'Opera di Roma, insieme a Pulcinella, altro balletto con la coreografia di Massine (la musica in questo caso è di Stravinsky).

E ancora, da Napoli a Roma, dove il Teatro dell'Opera ospita, il 10 aprile, "Picasso a Roma cento anni fa - partitura d'arte, danza e genio", una serata speciale, dice il soprintendente Carlo Fuortes, voluta anche "per ricordare uno straordinario incontro di artisti".

A settembre, dal 21 nelle sale delle Scuderie, un altro evento clou, con la grande mostra dedicata all'influenza che il viaggio italiano ebbe sull'opera successiva di Picasso ("Tra cubismo e Neoclassicismo 1915-25"). Curata da Olivier Berggruen, l'esposizione romana conta su oltre cento prestiti garantiti da musei prestigiosi, fa notare il presidente di Ales Scuderie del Quirinale Mario De Simoni, dal Centre Pompidou di Parigi al Museo Picasso di Barcellona, dal Guggenheim al Met di New York. 

A Roma per l'occasione arriverà anche l'enorme Sipario, allestito, racconta la direttrice Flaminia Gennari Sartori, nel salone di Pietro da Cortona di Palazzo Barberini. Il ministro Franceschini, che con l'occasione annuncia nuove assunzioni ("puntiamo ad arrivare a mille, poi altre assunzioni per il personale di custodia") applaude al lavoro di squadra tra musei: "è la dimostrazione - conclude - che avere un sistema diffuso è la particolarità ma anche la forza dell'Italia".



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