Amedeo Modigliani in mostra al Palazzo Ducale di Genova

I grandi nudi, i volti femminili dal collo allungato, i ritratti degli amici artisti nella Parigi di inizio Novecento, lo stile unico e inconfondibile, ma anche la vita consumata nel giro di pochi anni, la sua sensibilità e la sua fragilità umana. C’è tutto questo e molto di più nella grande retrospettiva che Palazzo Ducale dedica a uno degli artisti più amati dal grande pubblico, da oggi al 16 luglio 2017.

Per la grande mostra di Palazzo Ducale, i curatori Rudy Chiappini, Dominique Vieville e Stefano Zuffi con MondoMostreSkirà, hanno selezionato una trentina di dipinti, e altrettanti disegni, provenienti da importanti musei come il Musée de l’Orangerie e il Musée National Picasso di Parigi, il Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa, il Fitzwilliam Museum di Cambridge, la Pinacoteca di Brera e da prestigiose collezioni europee e americane, con una prevalenza di ritratti, di modelle, ma anche di amici artisti e protagonisti della vita culturale parigina.

Sono Modigliani, Picasso e Andre Salmon fotografati da Jean Cocteau davanti al caffè La Rotonde, ad accogliere il visitatore che, “grazie alle soluzioni di allestimento create da Corrado Anselmi, viene fatto entrare quasi fisicamente negli spazi e negli scenari della vita di Modigliani”, come spiega Stefano Zuffi sottolineando l’importanza evocativa della prima sala “divisa in tre segmenti di cui il primo vuole evocare il quartiere di Montparnasse dove il pittore viveva, il secondo l’atelier dell’artista e il terzo un caffè parigino”.

L’esposizione non segue il criterio cronologico, ma privilegia un approccio per temi raggruppando, sala per sala, le storie, i momenti e le relazioni che le opere raccontano. Nella sala più grande dell’Appartamento del Doge i ritratti degli "amici parigini" non sono appesi alle pareti ma frontali rispetto a chi entra e “l’impressione è quella che questa piccola folla di personaggi ci venga incontro - commenta Zuffi - sono tutti personaggi riconoscibili che facevano parte dell’intensa rete di relazioni che Modigliani intreccia negli anni di Montparnasse, quando Parigi era una capitale culturale che ospitava moltissimi artisti da paesi tutto il mondo perché la città era una fucina di nuovi linguaggi artistici”.

Ai grandi nudi femminili, a cento anni esatti dalla loro prima esposizione che suscitò un celebre scandalo, è dedicata la sala “Il nudo: esercizi di sensualità”, mente una sala è dedicata alla storia dell’amicizia con il pittore polacco Moïse Kisling.

Modigliani non ritraeva solo modelle professioniste, ma anche le donne che hanno lasciato una traccia profonda nella sua vita come l’avventurosa giornalista inglese Beatrice Hastings e Hanka Zboroswska, moglie del gallerista che fu per lui punto di riferimento e mecenate.

Tra i quadri esposti un lavoro realizzato quando aveva 14 anni è dedicata agli esordi livornesi di Modì, allora ancora e solo Dedo, come lo chiamava la madre e, più tardi, solo gli amici più intimi: “È un piccolo paesaggio anche molto semplice,  che ci ricorda che Modigliani nasce nella  città dei macchiaioli - spiega Zuffi - e nella stessa sala c’è una scritta che riporta una frase profetica di Giovanni Fattori: 'questo Modigliani è diverso da tutti gli altri allievi, di lui sentiremo parlare' e naturalmente aveva ragione”.



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